domenica 28 febbraio 2010

IL FIGLIO PIU' PICCOLO...a me è piaciuto

...volevo vederlo perché non amo il pregiudizio. Soprattutto sui film. Devo dire che guardo anche il genere che che so che non mi piace come i noti "Cinepanettoni". Uno, saltuariamente. Perché mi piace farmi una idea e se è necessario, cambiarla.
De "Il figlio più piccolo" ero particolarmente curioso di vedere quanto potesse essere credibile De Sica jr. in un film drammatico. Devo dire che non è stato deludente e che spesso è stato convincente. 
Non è stato facile emergere tra Luca Zingaretti e Laura Morante che sono stati molto bravi. Uno nella parte del Direttore Generale delle holding, nonché levacastagnedalfuoco e stratega del paraculo più freddo e cinico che si possa immaginare; e l'altra nella parte della moglie di De Sica, sposata solo per le sue proprietà immobiliari e i soldi di famiglia che il giorno stesso del matrimonio, con tre firme, lascia generosamente al neo marito. Nello stesso giorno Luca Baietti (Cristian De Sica) parte per la conquista del mondo finanziario salutando per l'ultima volta i suoi due figli, per rivederne uno, Baldo (Nicola Nocella), il più piccolo appunto, solo 18 anni dopo per affidargli l'intero patrimonio attivo, passivo,  tutti i 56milioni di euro di fisco evaso e per fare da testimone al secondo matrimonio del padre con una borghese romana tamarra. Quest'ultima sposata ovviamente non per amore, ma per necessità economico-politiche.
no comment.
il trailer...
Nonostante questo, Baldo gli vuole bene, ignaro nella sua ingenuità che il padre gli possa far del male solo per salvarsi il culo. E come lui sua moglie.
Anche se alcune scene hanno scatenato una sorta di ilarità tra alcuni sparuti gruppi del pubblico, ritengo solo perché avevamo difronte un film italiano con De Sica jr., la storia è particolarmente drammatica, fredda, cinica, senza scrupoli. E quanto poteva essere ironico e sarcastico nella caricatura dei personaggi lasciataci da Pupi Avati, restava l'amaro in bocca. Gli altri, sono lì solo per essere usati per quanto serve e per quello che serve. Quando hanno svolto il loro compito, più o meno coscientemente, vengono abbandonati o a se stessi o alla giustizia al posto di chi senza scrupoli ne aprofitta...
In questa storia si riconosce un netto spaccato della realtà che negli ultimi 20 ha caratterizzato e sta caratterizzando il modo di fare economia e politica in Italia.
Voto 7.
Lascio una splendida canzone di Franco Battiato.
Franco Battiato - Povera Patria

Povera patria


Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere
di gente infame, che non sa cos'è il pudore,
si credono potenti e gli va bene quello che fanno;
e tutto gli appartiene.
Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!
Questo paese è devastato dal dolore...
ma non vi danno un po' di dispiacere
quei corpi in terra senza più calore?
Non cambierà, non cambierà
no cambierà, forse cambierà.
Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali?
Nel fango affonda lo stivale dei maiali.
Me ne vergogno un poco, e mi fa male
vedere un uomo come un animale.
Non cambierà, non cambierà
sì che cambierà, vedrai che cambierà.
Voglio sperare che il mondo torni a quote più normali
che possa contemplare il cielo e i fiori,
che non si parli più di dittature
se avremo ancora un po' da vivere...
La primavera intanto tarda ad arrivare.

domenica 21 febbraio 2010

INTERNET FOR PEACE...

Come molti altri internauti ho seguito dapprima con perplessità la possibilità di candidare internet come premio Nobel per la Pace...
Nicholas Negroponte
Dopo la consegna incomprensibile all'attuale presidente USA, internet non era tra i possibili futuri candidati...ma mi sono dovuto ricredere se penso cosa è effettivamente internet...
Attraverso la mitica rivista Wired Italia, diretta dal Riccardo Luna, i suoi editoriali attraverso il quali ho conosciuto di questa candidatura. Gli articoli su Nicholas Negroponte che propone la produzione di pc dal costo di 100$ per poterli dare a tutti i bambini e giovani dei paesi più remoti per consentirgli di accrescere le proprie conoscenze attraverso la condivisione di informazioni ed esperienze.
Internet non è solo l'hardware necessario per consentire la connessione fisica, ma le stesse persone che lo utilizzano. Persone che in Iran, attraverso twitter valicano confini con le notizie che una dittatura impedisce di divulgare, che in Egitto, attraverso facebook si organizzano per manifestare contro un dittatore che impedisce di avere una stampa obiettiva e libera, persone che in Etiopia imparano a scrivere e possono studiare attraverso un pc e una connessione internet.
Come è riportato nell'articolo che segue questa mia nota: internet è "...la più grande piattaforma di relazioni che l'umanità abbia mai avuto, un intreccio di persone connesse tra loro in grado di costruire la cultura del dialogo".
Attraverso il dialogo, la condivisione culturale e l'approfondimento curioso delle differenze...possiamo trovare il corretto e utile utilizzo di internet per una democrazia planetaria priva di limiti e confini...
...
You may say that I'm a dreamer
But I'm not the only one
I hope someday you'll join us
And the world will be as one
...

da wired Italia

Paolo Iabichino: Internet non è una persona, è tutte le persone

Di Alberto Grandi |08 febbraio 2010 |Categorie: Aggiornamenti
Da questo mese, Internet for Peace cambia volto e diventa ancora più bello. L'immagine simbolo della nuova campagna firmata da Ogilvy Italia sarà una colomba dalle ali spalancate, simbolo per eccellenza della pace, immortalata dalla fotografa Jill Greenberg. L'immagine è presente non solo su Wired Italia, ma su tutte le testate del gruppo Condé Nast Italia e sulle seguenti estere: Wired Uk e Wired Usa; GQ Francia, Germania, Russia, Giappone, Sud Africa e Romania; Vanity Fair Spagna e Uk; Glamour Olanda e Romania; Vogue Russia.
Abbiamo chiesto a Paolo Iabichino, direttore creativo di Ogilvy Italia che cosa pensa della campagna di Internet for Peace e di raccontarci com'è nata questa avventura e come, secondo lui, proseguirà.
"E' nata il giorno stesso in cui il direttore Riccardo Luna mi ha chiamato e mi ha spiegato quello che aveva in mente: candidare Internet a Nobel per la Pace. Serviva un manifesto. Volevo occuparmi della cosa? La sfida era grandissima e io, la notte stessa, non ho chiuso occhio e ho buttato giù le righe di quello che oggi è il Manifesto di Internet for Peace e che si può leggere sul sito".
Iabichino prosegue raccontando che il punto centrale di tutta la campagna è stato considerare Internet non un media, ma un mezzo di intermediazione.
"Tutti quelli che dicono che Internet non dovrebbe ricevere il Premio Nobel perché non è una persona, mancano una questione fondamentale: Internet è tutte le persone che la costruiscono ogni giorno, connettendosi, confrontandosi, dialogando in un modo che fino a pochi anni fa nessuno avrebbe immaginato".
Internet che trascende il concetto di strumento tecnologico e anche quello di marketing e di media; suona strano detto da un pubblicitario. Ma il direttore creativo di Ogilvy Italia ribatte che è proprio il suo lavoro, ponendolo in contatto con aziende come Ibm, Cisco e Lenovo, che gli ha fatto capire l'essenza della rete.
"Purtroppo questo è un concetto che in Italia non si è ancora capito. La rete è vista come uno strumento concorrenziale dei media tradizionali, soprattutto tv e giornali. E' vissuta come business, non come risorsa".
Nicholas Negroponte ha detto che "l'unico problema di Internet è non avere Internet".
"Mi trovo perfettamente in linea con questa frase", commenta Iabichino. "La rete non dovrebbe essere erogata a pagamento da provider privati. È una risorsa primaria, come la terra e l'acqua che dovrebbe essere concessa gratuitamente a chiunque".
Dal 1 febbraio, Internet for Peace non è più solo una proposta, ma una candidatura ufficiale, visto che ha passato la prima selezione del Comitato Norvegese. Abbiamo detto che Internet è un mezzo di pace, in quanto piattaforma di dialogo tra persone di tutto il mondo. Per quale altro motivo meriterebbe il premio?
"Rispondo, citando un altro Nobel, José Saramago autore portoghese che vinse quello per la Letteratura nel '98. All'indomani dell'assegnazione del Nobel per la Pace a Obama, disse che si trattava non tanto di un premio dovuto a meriti effettivi del presidente Usa, ma a ciò che lui rappresentava. Era una forma di investimento per il futuro. Anche Internet Premio Nobel per la Pace 2010 sarebbe un investimento. Per il futuro dei nostri figli. Per un mondo dove la libertà d'espressione sia la base della democrazia".



Sostieni la candidatura di Internet con un video da Nobel

Di Alberto Grandi |19 gennaio 2010 |Categorie: Aggiornamenti
Internet è la prima arma di informazione di massa. Un formidabile strumento di democratizzazione del sapere e di libera espressione. Lo è a tal punto che in quei paesi dove la libertà non è un diritto, ma una conquista, il governo risponde con la censura. Per questo Wired candida Internet a Premio Nobel per la Pace 2010. Se anche tu la pensi allo stesso modo, ecco come sostenere la sua candidatura.
Dal 20 gennaio al 30 giugno, Wired Youtube aprono un concorso: gli utenti sono chiamati a girare un video che interpreti in modo creativo e personale il Manifesto di Internet for Peace. I video verranno votati dalla community e, in finale, il vincitore sarà decretato da una giuria editoriale che terrà presente l'elezione degli internauti. L'opera vincitrice verrà trasmessa da MTV Italia, il prossimo autunno, e il suo autore sarà intervistato da Wired. A partire dal 20 gennaio sul canale dedicatosaranno online maggiori informazioni sul concorso e sulle modalità di partecipazione.
"Quella con YouTube e MTV Italia è una collaborazione molto importante per Internet for Peace", ha detto Riccardo Luna, direttore di Wired Italia, "perché ci permette di rendere le persone protagoniste della campagna e concretizzare così un principio importante per la candidatura del web al Premio Nobel per la Pace e cioè che Internet rappresenti la più grande piattaforma di relazioni che l'umanità abbia mai avuto, un intreccio di persone connesse tra loro in grado di costruire la cultura del dialogo".
Stefano Maruzzi, Country Manager di Google Italia, aggiunge: "In un momento in cui, anche nel nostro Paese, le voci che guardano ad Internet come ad un potenziale pericolo rischiano di sovrastare quelle che ne riconoscono la valenza positiva per la società e l'economia, siamo felici di partecipare ad un'iniziativa che ha il grande merito di promuovere un dibattito sul ruolo della rete. Per questo motivo mettiamo a disposizione la piattaforma YouTube, con l'auspicio che il canale di Internet for Peace diventi un luogo di proficuo dibattito tra gli utenti".

sabato 13 febbraio 2010

A V A T A R e altre storie...

No, non è ancora uscito il seguito dell'ultimo strepitoso successo di James Caradon...dopo le disavventure di una settimana fa e aver visto finalmente il film, penso uno degli ultimi, posso finalmente dire la mia....e pertanto è solo il mio secondo post sul questa splendida produzione.
Gli aspetti che mi colpisco in un film, sono diversi e spesso non è sempre facile cogliere l'effettiva essenza di tutti gli elementi vedendo un sola proiezione. e sono:
la Fotografia: luci, ombre, contrasto, messa a fuoco...
la Modalità di ripresa: scene lunghe, zoommate, camera in movimento o fissa...
la Sceneggiatura: i dialoghi hanno una importanza fondamentale...
la Storia/l'Intreccio: la storia di per sé che mi piace scoprire solo alla fine; come tutti gli eventi coinvolgono il protagonista nel dilemma delle scelte e dei conseguenti effetti delle sue decisioni; la modalità con cui viene raccontata la storia...
Una storia banale può diventare particolarmente interessante se raccontata nel modo giusto: scatenando la curiosità di chi vede o ascolta; viceversa, una bella storia, potrebbe perdere di significato se raccontata in modo affrettato e con una sceneggiatura poco curata...estremizzando la semplificazione riconosciamo sia in noi stessi o in alcuni nostri amici l'innata capacità di raccontare barzellette scatenando la fragorosa risata finale o di lasciare un certo imbarazzo nel silenzio che segue la storiella...il ritmo e la modalità che chi racconta adotta, più o meno consapevolmente, fa la barzelletta.
Tornado ad Avatar, gli effetti speciali adottati sono stati  la caratteristica fondamentale che mi ha per altro fortemente motivato per andare al cinema in particolare per gli effetti 3D.
La storia pur avendo classica linearità del concatenamento di eventi presenti dalle fiabe alle più famose ai più recenti film (vedi balla coi lupi) ha una interessante particolarità: il protagonista riscatta se stesso, o meglio la sua condizione vivendo una vita che non è sua ma quella del suo avatar...con tutti gli interessanti intrecci che ne conseguono e rendono questo film unico...
La modalità di ripresa è stata sempre avvincente e variava dal documentario in presa diretta alla classica inquadratura cinema di vecchia scuola, da camera fissa a camera mossa come tenuta in mano...il tutto con una disinvoltura tale che non ha reso facile notare il passaggio, lo stacco...questo ovviamente è dato anche dal coinvolgimento che il regista, attraverso la sequenza scenica del film, riesce a trasmetterti...
Voto 9 

venerdì 5 febbraio 2010

A V A T A R

C'è la neve! Uscendo di casa dovrò sparare ai lupi affamati! Meno male che ho prenotato i posti a sedere al cinema, prendo in mano la stampa di conferma e pensando di aver prenotato a UCI Milano FIori, mi accorgo che invece ho prenotato a UCI Bicocca!!! Corro al PC e il sito UCI è intasato dal traffico (non per la neve) per eccesso di richieste di prenotazioni e quindi non lo posso cambiare!!! E se anche avessi potuto, non penso di aver trovato dei posti se non sdraiato sotto lo schermo (almeno gli occhiali 3D stanno su!!) unico problema: mangiare il popcorn...MA LO VEDRO'!!!! Non potrò esimermi...a parte che merita, ma sono una di quelle cose che se non fai o non hai fatto, resterai pirla a vita! Pertanto, non ostante tutto, VADO!!!!
Sono curioso di vedere gli effetti grafici e di come il 3D li esalti in un coinvolgimento del quale, lo ammetto, ho elevate aspettative!
Ma soprattutto la storia, il messaggio che J.Cameron ha voluto comunicare con questo film.
C'è infatti chi ha ritenuto che «In Avatar c'è tutta l'ideologia dannosa della sinistra» ...in tutte le storie il protagonista deve vincere, superare un ostacolo, una prova per sciogliere  il nodo dell'intreccio della stessa storia ed arrivare all'epilogo...la presenza del bene e del male, il loro equilibrio e lo scontro tra forze ostili è pertanto fondamentale in una fiaba, racconto sia che venga raccontata per far addormentare il figlio, sia che venga rappresentata attraverso tra atti teatrali o che si usi il cinema. 
Il fascino della storia cresce quando queste parti si mischiano, quando cioè ci troviamo a sostenere colui che normalmente sarebbe una figura spregevole o quando chi consideriamo storicamente il buono...forse in fondo in fondo non lo è...o quando si scopre che spesso non è sempre mosso da nobili intenti...questi aspetti, così come l'amore fanno parte di ogni storia e il modo di raccontarla può affascinare o rendere la stessa storia banale o scontata.
Ci sta che qualcuno si senta coinvolto, e pertanto non gli piaccia che una storia racconti che la terra debba combattere una popolazione per consentire ai buoni di usufruire di un minerale che si trova solo su quel pianeta...sostituiamo il minerale con petrolio ed il gioco è fatto...forse la destra americana, non ha del tutto la coscienza a posto in merito.
Personalmente ritengo che pochi abbiano visto tale messaggio, questo film passerà alla storia del cinema per le innovative tecniche di ripresa e gli straordinari effetti. Il messaggio è un pretesto per fare il film..è rispondere alla domanda che uno scrittore si pone: cosa succederebbe se...? e gli spunti arrivano dalla vita reale...ma sulla stessa scia si potrebbe strumentalizzare ogni racconto ogni storia per i motivi che ho già detto.
Un caso simile è avvenuto per il film 300: l'Iran si è sentita offesa in una rappresentazione non congrua di Serse e del messaggio: l'occidente ferma l'oriente e in particolare l'Iran...e dire che io pensavo di aver solo visto la ricostruzione della epica battaglia delle Termopili. devo essere proprio un ingenuo. Ma forse per Ahmadinejad quella battaglia c'è stata e la ferita fa ancora male, e non lo vuol far sapere in giro. Mica come l'olocausto...ma questa è un'altra storia.
A dopo il film...
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