venerdì 21 maggio 2010

Sole e Acciaio...

Questo libro che ho terminato i giorni scorsi non per la prima volta, e quasi sicuramente non per l'ultima: è un testo personalmente di non immediata  comprensione in particolare di alcuni concetti filosofici. 
Non ho svolto studi umanistici e non ho una cultura filosofica tale da consentirmi una scorrevole lettura di questo testo. Questo mi ha portato a  leggere con attenzione ogni frase riflettendo sul contenuto 
La conoscenza dell'autore, della sua filosofia, dei suoi romanzi (non ho ancora letto tutto) e della sua vita, facilitano l'avvicinarsi al suo tempio privato. Difatti sole e acciaio è una profonda analisi introspettiva dell'autore stesso in un momento particolare della sua vita in cui decide di migliorare il proprio fisico (il giardino) dopo aver curato il suo io intellettuale (la casa) tramite il calore e lo splendore del sole e l'ausilio dell'acciaio dell'aratro e della zappa. Una libera scelta che abbiamo tutti noi di nel gestire al meglio il nostro giardino senza lasciare questa responsabilità al destino. Una analisi dell'io corroso delle parole e dal loro rapporto con la realtà: la parola è un mezzo che trasforma la realtà per trasmetterla alla nostra comprensione. Un processo di trasformazione a volte deleterio.
L'intera introspezione passa attraverso estetica, stili letterari, azione fisica, esperienze autobiografiche, i diari di Amiel e l'immancabile ed affascinante romanticismo per la morte che a noi occidentali fa tanto ribrezzo o forse solo paura. Due anni dopo questo libro, Yukio Mishima si suiciderà secondo l'antico e formale rituale del seppuku, subito dopo aver arringato i soldati in una base militare mentre aveva ne aveva in ostaggio il comandante:  sollecitando virtù e valori dimenticati che hanno lasciato lo spazio al consumismo e alla cura dell'interesse personale.

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